Calolzio sotterranea
![Oratorio di Calolziocorte Adelio Bonacina](https://www.valsanmartino.com/wp-content/uploads/2024/11/Oratorio-di-Calolziocorte.jpg)
Spesso la frenetica vita ci impedisce di godere dei meravigliosi tesori che offre il nostro territorio. Può capitare che meravigliosi paesaggi o luoghi ricchi di storia siano proprio ad un passo da casa. Intorno a noi ci sono località tutte da riscoprire, ma, capita spesso che queste meraviglie si trovino anche sotto i nostri piedi.
La Val San Martino, da sempre territorio di confine, è dotata di fortificazioni e castelli. Il più importante, ed anche una delle sue numerose meraviglie, è il Castello di Rossino. Un aspetto molto affascinante legato al castello è la presenza di una rete di cunicoli che collegano il Castello di Rossino a vari punti dislocati in tutta la città.
Dal Castello di Rossino si dirama una rete di cunicoli sotterranei che lo collega a Piazza Regazzoni, alla Torre Benaglio, al castello di Somasca, ora convitto, al Castello di Lorentino del Rota, al nucleo longobardo di Corte, a Foppenico ed a Sala.
Da sempre i più anziani ne raccontavano l’esistenza, spesso da bambino ci siamo divertiti a esplorarli. Vero Don Giulio?
Nel corso del XX secolo alcune ricerche e ritrovamenti hanno confermato l’esistenza di questi percorsi. I cunicoli rinvenuti si presentano in muratura e sono sufficientemente alti da consentire il passaggio di uomini in posizione eretta, oltre ad essere protetti da trappole quali profondi pozzi invisibili al buio. Una fitta rete di tunnel medievali che collegavano tra loro i nuclei abitati, i palazzi signorili, le fortezze allora esistenti ed in particolar modo il Castello di Rossino, centro nevralgico di questo reticolato costruito secoli e secoli fa con funzioni militari.
Nel corso dei secoli la loro struttura originaria è stata compromessa e il loro percorso frammentato da numerosi interventi di rimodellamento quali interramenti, sbarramenti e l’inglobamento dei cunicoli nelle costruzioni successive e nella rete idrica e fognaria. Oggi solo piccoli tratti sono ancora visitabili.
Già, perché non ci sono solo quello di Rossino e la rocca dell’Innominato a Vercurago. Tutto il territorio è disseminato di torri, fortezze, palazzi medievali, punti di controllo, tanto che la Val San Martino è stata anche ribattezzata “La valle dei Castelli“. Dalla cittadina lecchese passavano le vie di comunicazione tra Bergamo e Lecco, e dunque le merci, gli eserciti, ma anche i fuggitivi che avendo commesso un reato dovevano superare il confine per darsi alla macchia.
Ricordiamo che Vercurago è stata per quattrocento anni terra di frontiera. I nostri antenati, in quei tempi, erano per lo più pescatori e contrabbandieri. Ma c’erano pure gli eserciti che spadroneggiavano di qua e di là della frontiera. Le mure venete lungo la ciclopedonale sono i ruderi dell’antica dogana. Pertanto i cunicoli che possiamo trovare nelle vicinanze, sono da vedersi come via di fuga per gli eserciti assediati, ma soprattutto via di fuga dei signorotti e preti che, in caso di attacco, si riparavano in questi sotterranei e raggiungevano posti più sicuri.
Oggi queste testimonianze sono nascoste e purtroppo anche distrutte dalla colata di modernità e cemento che ha investito Calolzio dal dopoguerra. Ma a saperle cercare si possono ancora trovare le tracce di quel passato in cui la valle “era un luogo di frontiera“. Come si può chiudere gli occhi di fronte a queste pagine di Storia, nascoste, ma cariche di fascino e suggestione. Non si può che rimanere affascinati e renderli sicuri per una visita.