La casa della salute
Torre Regazzoni Benaglio

Home / Il territorio / La valle dei castelli / La casa della salute

La casa della salute

Per molti secoli il lento incedere di un traghetto, chiamato anche porto natante o più semplicemente porto permetteva il collegamento tra le due sponde del fiume Adda, tra Calolziocorte e Olginate, trasportando incessantemente persone, merci e mandrie ed eserciti. Sempre a disposizione di tutti, non aveva orari: incominciava le sue corse al sorgere del sole e terminava al tramonto.

Il porto natante è un traghetto a fune consentito dalla natura costiera e della corrente. Sull’Adda, questi sorvegliati passaggi permettevano storicamente il commercio tra Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia. I corsi d’acqua costituivano una risorsa importantissima per gli abitanti della Pianura padana. La pesca di fiume, l’attività dei mulini e delle piccole realtà artigiane alimentava il commercio della vicina Milano e garantiva la sussistenza dei territori limitrofi. Sui traghetti viaggiavano uomini con fagotti, i cavalli, i muli, i carri. Per ognuno di questi era previsto un pedaggio stabilito da un apposito tariffario, da pagare al momento dell’imbarco.

L’imbarcazione era costituita da due chiglie affiancate, fissate per tutta la lunghezza, a formare una chiatta sormontata da una piccola cabina. All’altro lato si trovava un albero senza vela, sormontato da un congegno a doppio rullo in cui scorre un grosso cavo, teso tra una riva e l’altra. Per salpare bastava uno strattone da parte del traghettatore, che tirando una fune orientava la chiatta verso il centro del fiume. Al resto pensava la corrente, che insiste con uguale potenza sui due lati dell’imbarcazione. Al nocchiere non restava che regolare l’inclinazione della chiglia agganciando un’asta metallica alla fune, in modo da regolare la combinazione di forze che sospinge la barca fino all’altra riva, senza faticare.

Il traghetto di Olginate aveva un funzionamento leggermente differente, essendo ancorato a un palo conficcato al centro del fiume. In questo modo il traghetto faceva un movimento a pendolo, costringendo i manovratori a completare a remi la traversata.

Tracce di queste imbarcazioni si ritrovano in vari passi di opere letterarie, come i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, ma tra le testimonianze più significative figura un bozzetto attribuito a Leonardo Da Vinci, che agli inizi del XVI secolo soggiornò nel ducato di Milano per dedicarsi agli studi idraulici nella zona dei Navigli. Non ci sono documenti in grado di associare l’ingegnosa trovata all’inventore fiorentino, che tuttavia ne studiò il funzionamento, basato su un principio di scomposizione delle forze.

Per oltre ottocento anni il traghetto a fune è stato l’unico mezzo pubblico di collegamento tra la sponda brianzola e quella bergamasca. Sull’Adda si contavano cinque imbarcazioni di questo tipo.

Tra questi il più importante fu certamente quello di Olginate, sia per il numero dei passeggeri trasportati che per il volume delle merci che transitavano in quel punto…

Condividi questa pagina, scegli tu dove vuoi

Condividi su