ADDA un fiume da vivere
E stando così fermo, sospeso il fruscìo de’ piedi nel fogliame, tutto tacendo d’intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorio, un mormorio d’acqua corrente. Sta in orecchi; n’è certo; esclama: è l’Adda!”
Alessandro Manzoni
L’Adda è il quarto fiume italiano per lunghezza. Nel suo percorso tocca quasi tutte le province lombarde per sfociare nel Po poco a monte di Cremona.
Il fiume nasce dalle falde del Pizzo del Ferro nelle Alpi Retiche. Dopo aver disceso la Valle di Fraele, alimentando i laghi di Cancano, attraversa la Valtellina e sbocca, insieme al fiume Mera, nel lago di Como in località Fuentes. Questa località prende il nome da Pedro Enriquez de Acevedo, conte di Fuentes e governatore spagnolo di Milano. A lui si deve la fortezza costruita a difesa dei confini dai popoli dei Grigioni. Le rovine del forte sulla collina Montecchio dominano ancora oggi il panorama dell’alto lago e del Pian di Spagna. Una piccola pianura, oggi riserva naturale protetta, formatasi per i detriti lasciati dall’Adda che qui entra nel lago.
A sud di Lecco, il fiume prosegue come unico emissario formando due piccoli bacini lacustri, il lago di Garlate e il lago di Olginate. Tra i due laghetti è stata costruita una diga di regolazione.
L’Adda possiede una notevole importanza storica, culturale e ambientale. Ha, da sempre, assolto la duplice funzione di confine e collegamento.
Già sotto il dominio longobardo, tale fiume era al confine tra Neustria e Austria. In età comunale furono realizzati alcuni ponti in legno sul fiume. Ma si trattava di ponti mobili che, in caso di guerra, potevano essere velocemente smantellati.
Questo fiume ispirò l’arte di Leonardo per alcuni elementi caratteristici del suo paesaggio tra i quali le rocce e l’acqua. Sugli sfondi di alcune sue opere come la Gioconda e la Vergine delle Rocce si riconosce facilmente l’Adda. Tra la fine del ‘400 ed i primi anni del ‘500, Leonardo frequentò villa Melzi d’Eril incaricato di studiare il corso del fiume alla ricerca di una possibile navigabilità. Da questo impegno nacquero molte pagine del suo codice Atlantico, dove troviamo intuizioni e progetti sull’ambiente che andava esplorando.
Leonardo era attento all’attività che si svolgeva sulle rive. Per facilitare l’attraversamento dell’Adda propose la costruzione di un traghetto che portava da una riva all’altra senza usare i remi. A lui è attribuito il progetto del traghetto a mano di Imbersago.
Da sempre suscita grandi sentimenti. A ogni slargo di riva si sente l’eco di tutti i nostri avi. Un ponte ardito, ruderi melanconici, un barchetto ormeggiato, solidi palazzi, canali. Una vena preziosa e unica, pulsante di vita e di storia, le nostre.
La sua sponda sinistra, a partire da Vercurago fino a Villa d’Adda, delimitava l’estremo lembo del territorio veneziano verso ovest, una zona chiamata, a partire dal 1200, Val San Martino ma che più propriamente si dovrebbe chiamare riviera, essendo costituita da un tratto «aperto sul fiume con due amenissimi bacini, rotti e separati da contrafforti che degradano dalla catena dell’Albenza».
Fin dal tempo dei Romani il fiume Adda era considerato il naturale confine tra il Municipio di Bergamo e quello di Como, tuttavia la struttura politico-amministrativa non era così rigida da impedire che le popolazioni delle due sponde usufruissero del fiume e dei vantaggi derivanti da questa importante via d’acqua. Fu così che per secoli gli abitanti di Garlate, Olginate, Brivio, sulla sponda destra, e quelli di Vercurago, Cremellina, Lavello, Brivio de Là, su quella sinistra, trassero dal fiume, con la pesca, la navigazione ed il commercio, sostentamento e ricchezza, facilitate anche dalla presenza di importanti strade che in questo territorio si intersecavano.
A partire dal 1300, le lotte tra Guelfi e Ghibellini innescarono un lungo periodo di turbolenze lungo il fiume Adda, costringendo molte famiglie di fede ghibellina ad abbandonare la Val San Martino per trasferirsi nell’Olginatese e nella Brianza, mentre famiglie di fede guelfa, provenienti dalle valli bergamasche, specialmente dalla Val Imagna, vi si insediarono al loro posto. Fra queste ultime i Rota, i Mazzoleni ed i Locatelli avrebbero poi assunto un ruolo sempre più importante nella gestione del territorio contribuendo grandemente a…
Passeggiando o pedalando lungo il fiume, oppure i navigli che lo costeggiano in alcuni tratti, si può assaporare la tranquillità della natura e scoprire l’anima del fiume. Perché l’Adda si mostra con parsimonia e dà origine a un paesaggio dalla bellezza soffusa.
Un sorriso che si mostra, ma appena può si nasconde.
Come un navigatore, su questo lungo fiume possiamo scavare nella nostra memoria.