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Le vie della fede

Chiesa di S. Antonio Abate

In posizione elevata rispetto a Caprino Bergamasco, questo piccolo borgo ha radici agricole molto antiche e vanta una storia che si intreccia con eventi storici significativi.

Un tempo parte del contado milanese, il villaggio passò sotto il controllo veneto con la Pace di Lodi.

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La Chiesa

Il fascino della frazione di Sant’Antonio d’Adda risiede anche nella sua chiesa dedicata a Sant’Antonio abate, simbolo della parrocchia locale e testimone storico della fede e dell’arte del luogo. La chiesa è citata nel 1591 come facente parte dell’arcidiocesi di Milano; fu smembrata da quella di Caprino Bergamasco con decreto dell’arcivescovo Gaspare Visconti del 29 agosto 1591.

Ritenendo che la chiesa antica fosse decadente e non più adatta ad accogliere i fedeli, venne accolto il progetto dell’architetto Simone Cantoni e fu riedificata tra il 1778 e il 1781.

Nel 1797 si procede con la realizzazione degli affreschi nella tazza centrale, sui pennacchi e nella zona absidale ad opera dell’artista cantonese Vincenzo Angelo Orelli.

Cent’anni più tardi si restaura la parte absidale e subito dopo la 2° guerra si procede ad un restauro generale con la consacrazione dell’altare maggiore per mano del vescovo Adriano Bernareggi che sigilla nella mensa le reliquie dei santi Alessandro, Sebastiano, Antonio Abate e Mauro.

Gli abitanti del paese, hanno visto la loro comunità crescere dopo l’unificazione italiana ed hanno vissuto la trasformazione del proprio comune in frazione durante il periodo fascista.

Sebbene non si parli di figure celebri legate direttamente a Sant’Antonio d’Adda, il borgo stesso e la sua chiesa sono piccoli tesori di storia viva, custodi di tradizioni e di una comunità che ha saputo mantenere intatta la propria identità nel corso dei secoli. Un luogo che, con discrezione, offre uno spaccato della vita rurale bergamasca e delle sue tradizioni.

La chiesa, orientata con l’abside a nord e la facciata a sud, è anticipata da un sagrato pavimentato in lastre di pietra. Il fronte principale intonacato è diviso in tre settori; nei settori laterali sono ricavati degli sfondati rettangolari, mentre in quello centrale è posto l’ingresso ad arco sormontato in alto da una finestra rettangolare.

Il timpano triangolare conclude architettonicamente l’edificio. L’interno è ad unica navata con pianta rettangolare divisa in tre campate da pilastri sui quali poggia il cornicione perimetrale. Nella seconda campata sono posti due altari dedicati a sinistra alla Pietà e a destra all’Immacolata. Nella terza campata sono posti due ingressi. Il presbiterio è rialzato di tre gradini ed è coperto da volta a botte. Il coro è absidato e coperto da catino. La torre campanaria, posta sul lato sinistro dell’edificio, è divisa in quattro settori e è fornita del concerto di cinque campane.

Il dipinto della cupola raffigura la gloria di sant’Antonio abate nell’iconografia tipica. Il Santo indossa un ampio saio e mantello; i suoi consueti attributi sono retti dagli angioletti (bastone a Tau, campanella, libro e fuoco). A destra, in saio verde, san Paolo eremita; non manca il corvo col pane nel becco.

Si conservano tesori che necessitano di riparazione e restaurazione. Ci sono le tele di Antonio Cifrondi (1656-1730), nativo di Clusone, raffiguranti quattro Dottori della Chiesa: Gregorio di Nissa, Gregorio Nazianzeno, Giovanni Crisostomo e Basilio. Sono teologi dell’Oriente cristiano, protagonisti nelle diatribe sulla natura di Gesù, uomo e Dio, e sulla Trinità, che agitarono e divisero la Chiesa sul finire del IV secolo. Commissionate in epoca barocca, servivano a richiamare i fedeli ai fondamenti dottrinari della fede, secondo i dettami del Concilio di Trento.

Ogni chiesa è la manifestazione dello slancio di fede e di idee che si prolungano nella storia.

Vi hanno collaborato sempre artisti più che ragguardevoli e queste opere d’arte si sono depositate, in questa chiesa come nelle altre, da conservare e trasmettere alle future generazioni.

Ogni chiesa è la manifestazione dello slancio di fede e di idee che si prolungano nella storia.

Vi hanno collaborato sempre artisti più che ragguardevoli e queste opere d’arte si sono depositate, in questa chiesa come nelle altre, da conservare e trasmettere alle future generazioni.

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