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Castello Fracassetti
Castello Fracassetti, palazzo agricolo realizzato intorno al ‘400, sorge in località Casarola, frazione del comune di Tór de Büs. Strutturato attorno a tre cortili, presenta un piano terra e un primo piano ciascuno di 1000 mq e un secondo di 300 mq. A questi si aggiungono una cantina unica nel suo genere, per raccogliere l’immensa produzione vinaria della zona.
Il castello Fracassetti è un grande edificio di semplice fattura e caratterizzato da murature in conci lapidei, che domina l’antico sito di Casarola. Il nucleo di Casarola, posto lungo il percorso di una antica mulattiera, è dominato da un grande edificio con pianta a U adattato a fine ‘600, un tempo residenza della nobile famiglia locale dei Fracassetti e da otto case usate dai mezzadri.
Oggi appare come una villa fortificata munita di torre ed è conosciuto come Castello Fracassetti. Il castello è considerato da molti la dimora dell’Innominato, il famoso personaggio manzoniano. Casarola è ricordata come insediamento nel 1270 ed all’interno di alcuni degli otto edifici che, insieme con palazzo Fracassetti, compongono la contrada antica, si trovano ancora riutilizzati nelle strutture successive elementi architettonici risalenti al XIV-XV secolo ed ai seguenti. Nel XVI secolo nella contrada si trasferirono i Fracassetti, un ramo di un altro antico ceppo, i Busi, che ha dato il nome al Comune di Torre de’ Busi.
I Fracassetti si trasferirono poi a Murano per il commercio, mantenendo però anche il domicilio di Casarola. In laguna ebbero un famoso panificio e si dedicarono anche al commercio di tele nazionali ed estere. Giovanni Francesco Fracassetti e suo zio furono aggregati alla nobiltà veneta. La famiglia nel 1644 fece edificare la chiesa in onore di San Simone, che ancor’oggi si trova nella contrada. Nell’anno giubilare 1675 Bernardino Fracassetti, abitante a Venezia, ottenne da papa Clemente X la reliquia del teschio di San Giulio, in onore del quale la famiglia fece costruire un altare nella parrocchiale di San Michele di Torre de’ Busi.
Nel 1706 Giovanni Angelo Fracassetti fece completamente riedificare l’abitazione della famiglia, costruendo l’importante edificio che ancor’oggi vediamo.
La popolazione locale ha sempre chiamato Palazzo Fracassetti ‘il Castello ‘ per le sue notevoli dimensioni oltre che per i suoi aspetti architettonici e decorativi.
Il borgo di Casarola ha avuto in passato una propria indipendenza politica: sotto la Repubblica di Venezia, la fedeltà dei paesani e la loro alta iniziativa commerciale garantivano la loro autonomia. Il Palazzo è stato in parte adibito a residenza e in parte adibito a cantina per la conservazione dell’enorme produzione di vino.
Casarola sorge ad un’altitudine di circa 500 metri sul livello del mare, sul versante sinistro della Valle della Sonna, anticamente detta Valle Bretta, territorio che cominciò ad essere frequentato dall’uomo oltre 6000 anni fa. La zona nella quale si inserisce l’insediamento di Casarola è caratterizzata dalla presenza di un dolce declivio che venne utilizzato in parte per la silvicoltura, in particolare del castagneto, in parte per la viticoltura, che forniva una cospicua produzione vinaria.
Ancor’oggi Casarola mantiene un’ampia presenza di boschi di vecchia data. La contrada si trova a poca distanza dal complesso di San Michele e Santo Stefano, che ancora oggi conservano importanti parti di strutture antichissime e pregevoli affreschi ed opere d’arte. Molto affascinanti sono anche i sentieri ed i percorsi ciclabili che si sviluppano all’interno di antichi tracciati verso le colline di Caprino Bergamasco, Celana, Pontida e Valcava, un tempo nota meta sciistica.
Oasi di tranquillità, immersi nella natura e nella storia, dove da un millennio la vita scorre a misura d’uomo.
Ma non ci può essere castello senza una leggenda.
Si narra che un tempo, quando uomini d’arme si fronteggiavano tra questi valichi e le tensioni tra Guelfi e Ghibellini mantenevano la Val San Martino in una situazione socialmente instabile, nelle galere di questo castello si trovava rinchiuso un uomo di cui se ne ignora l’identità né tantomeno la causa della sua detenzione.
Lo sventurato giaceva incatenato a dei grossi anelli incastonati alla parete e gli fu concessa per scherno la compagnia di una capra. Un giorno, per una ragione sconosciuta, i reggenti del castello abbandonarono il maniero in fretta e furia lasciando il povero prigioniero ad un triste destino: quello di morire di fame e sete tra atroci agonie.
Da quel giorno molte persone affermano che lo spettro dello sventurato si aggiri tra quelle mura e che, se un viandante durante la notte si trovi a passare nelle vicinanze del castello, si possa udire lo sferragliare del trascinamento di quelle pesanti catene, accompagnati da terribili lamenti e dal belare di una capra…