San Girolamo Emiliani

Home / Il territorio / Arte & Cultura / San Girolamo Miani

Home / Il territorio / Arte & Cultura / San Girolamo Miani

Arte & Cultura

San Girolamo Miani (1486 – 1537)

Fu un religioso italiano, fondatore dell’ordine dei Chierici Regolari di Somasca, venne canonizzato da papa Clemente XIII nel 1767 e nel 1928 fu proclamato patrono della gioventù abbandonata da papa Pio XI.

Dalla nobile famiglia dei Miani, nasceva in Venezia nel 1486 S. Girolamo.

Girolamo apparteneva alla famiglia patrizia veneziana dei Miani, annoverata fra le cosiddette Ca’ Nuove. Quello di Girolamo era un casato di modesta ma solida posizione economica, attivo sia nella vita pubblica sia militare e dedito principalmente alla mercatura di panni lana. Nei vari documenti il cognome Miani si alternava spesso alla sua variante latina “Emiliani”. Nelle sue lettere, tuttavia, il santo si firmò sempre Miani.

L’infanzia e la sua giovinezza ci sono quasi totalmente ignote. Ma, come tutti i patrizi della Serenissima, venne avviato alla carriera militare. Lo troviamo capitano della Repubblica di Venezia alla difesa di Castelnuovo, importante fortezza trevisana, mentre combatteva contro la Lega di Cambrai. Arresosi alle forze francesi, lo caricarono di catene e rinchiuso in una segreta del castello.

Perduta ormai ogni speranza negli aiuti umani, ebbe modo di meditare sulla vulnerabilità della potenza mondana. E così si rivolse fiduciosamente a Maria, promettendole con voto di recarsi scalzo al suo santuario di Treviso per deporre ai suoi piedi le catene e la spada qualora fosse stato liberato. Liberato in maniera insperata dopo un mese, Girolamo, riconoscente, corse a soddisfare la promessa, tornando in patria totalmente mutato. Sentì viva la vocazione all’impegno missionario a servizio dei poveri, degli infermi, dei giovani abbandonati.

Morto suo fratello Luca, egli si prese cura dei tre nipotini rimasti orfani. Dopo un breve noviziato come penitente con Giampietro Carafa, il futuro Paolo IV, Girolamo si consacrò a Dio nel 1518.

Dieci anni più tardi, poiché una terribile carestia travagliava l’intera penisola, subito seguita dalla peste, vendette tutto ciò che possedeva, compresi i mobili di casa, e si dedicò all’assistenza agli appestati. Bisognava dare sepoltura ai morti e lo fece ogni notte. Ma bisognava pensare anche ai sopravvissuti, soprattutto ai bambini che avevano perso i genitori e alle donne che la miseria aveva spinto alla prostituzione.

Fu così che pensò di erigere un istituto per soccorrerli nei loro bisogni corporali e spirituali. L’edificio era troppo angusto per ospitare tutti gli orfani che accorrevano e così, insieme ad altri che lo vollero seguire, si trasferì nel borgo di Somasca. Qui iniziò la fondazione della sua Congregazione detti Chierici Regolari Somaschi. Poi si diede a visitare importanti città per fondare altri istituti ed aiutare chi più ne avesse bisogno. Così fu e Milano, Pavia, Venezia, Verona, Bergamo, Brescia ed altre città dovettero alla carità del Santo se le loro vie furono sgombre di tanti bambini che prima imparavano il vizio.

Nel suo pellegrinare tra i vari i suoi istituti, le popolazioni accorrevano in massa per vederlo, per potergli baciare l’abito e ricevere la sua benedizione. Così, l’umile istitutore che aveva voluto fuggire alla gloria del mondo, passava ammirato e benedetto da tutti. Si ritirò poi definitivamente in Somasca ove terminò la sua beata vita l’8 febbraio del 1537, colpito dalla peste mentre assisteva i malati.

Canonizzato nel 1767, Pio XI nel 1928 lo nominò patrono degli orfani e della gioventù abbandonata.

Condividi questa pagina, scegli tu dove vuoi

Condividi su